SGB invita tutti lavoratori, anche della scuola, all’adesione allo sciopero generale del 29 novembre indetto da
diversi sindacati di base (e sul quale si sono piazzati, solo all’ultimo minuto, CGIL e UIL) per protestare
contro la politica economica e di guerra del governo Meloni. Il 29 novembre i lavoratori sciopereranno per
dire BASTA a tutte le politiche di austerità a partire dai tagli alla sanità e alla scuola pubblica, ai salari e alle
pensioni da fame rispetto all’inflazione (le pensioni minime aumenteranno di 3 euro al mese). I soldi pubblici
per investire nella scuola ci sono, eccome! Mentre viene disintegrato quel poco che rimane di Stato sociale
nel nostro Paese, crescono le spese militari e non si fermano i regali alle imprese in cambio di lavoro povero
e di morti ammazzati sui siti produttivi. La Meloni giustifica i tagli con il solito disco rotto della “pesante
eredità del super bonus” e del ripristino del “patto europeo”. Queste due misure, come ripetono ogni giorno a
mo’ di pappagallo Meloni e Giorgetti, andrebbero insieme ad erodere 50 miliardi di euro nel 2025. Allo stesso
tempo, la Meloni finge d’ignorare che l’evasione fiscale in Italia ha raggiunto la cifra di 84 miliardi di euro
l’anno. La legge di Bilancio attualmente in discussione prevede per la scuola pubblica un taglio lineare
dell’organico dell’autonomia: 5.660 posti per gli insegnanti e 2.710 per il personale ATA giustificati con il
calo della popolazione scolastica. Peccato che quando la popolazione scolastica aumenta la scuola viene
comunque tagliata (130mila posti in meno in organico solo nel triennio 2009-12). Il calo degli alunni doveva
essere l’occasione per eliminare definitivamente il problema di tutte le classi pollaio e fare da pungolo per una
reale lotta alla dispersione scolastica (quella del decreto Caivano è puramente formale). Altri tagli agli organici
si materializzeranno nei prossimi anni in seguito al processo di dimensionamento degli istituti e di
accorciamento dei percorsi di studio a 4 anni delle scuole superiori. In un simile contesto, il ministro Valditara
ha avuto la faccia tosta di benedire un emendamento alla manovra di FdI che prevede un voucher da 1.500
euro per studente, spendibile dal 2025 esclusivamente in una scuola paritaria per famiglie che hanno un reddito
Isee fino a 40mila euro. Soldi che si aggiungerebbero ai 700 milioni di euro pubblici che solo quest’anno il
governo ha elargito alle scuole private. Viene previsto in manovra un incremento di appena lo 0,22 per
finanziare il rinnovo dei contratti pubblici (per la scuola va ancora rinnovato quello del periodo 2022-24).
Fanno quasi sorridere le osservazioni contenute nel rapporto ARAN dello scorso 16 settembre secondo cui le
retribuzioni del personale scolastico sarebbero addirittura aumentate negli ultimi 6 anni. Il Rapporto fa
soprattutto riferimento allo slittamento verso le fasce stipendiali più alte dovuto all’invecchiamento della
categoria (allungamento dell’età pensionabile) e al calderone del MOF per il salario accessorio. I sindacati
c.d. maggiormente rappresentativi sono tra i principali responsabili dell’arretramento salariale e dei diritti dei
lavoratori della scuola dato che hanno sottoscritto tutti i rinnovi contrattuali negli ultimi decenni. E quando
non li hanno sottoscritti, solitamente a ridosso di elezioni RSU, hanno poi posto la firma immediatamente
dopo le votazioni. Intanto, chi critica apertamente la politica del ministro Valditara rischia di essere sospeso
dall’insegnamento (e dal salario) come accaduto recentemente al docente Cristian Raimo a cui indirizziamo
tutta la nostra solidarietà. L’art. 11 ter del codice di comportamento dei pubblici impiegati (divieto di critica
alla PA tramite social media) non può prendere il sopravvento agli articoli 21 (libertà di manifestazione del
pensiero) e 33 (libertà d’insegnamento) della Costituzione.
I DIRITTI E LA LIBERTA’ SI DIFENDONO CON LE LOTTE, IL 29 NOVEMBRE BISOGNA
SCENDERE IN PIAZZA CON I SINDACATI DI BASE!
Cristina Parisi
Docente